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Gli ingredienti

 Come le migliori ricette in grado di richiamare emozioni e forti sensazioni nel palato di chi assaggia il piatto, lo Stereoscopio ha i suoi "ingredienti" che lo rendono in grado di farci immergere nella realtà immortalata in una fotografia.

Partendo dallo Stereoscopio a Specchi del 1838, il primo tra tutti e per il quale abbiamo speso qualche parola nello scorso articolo, era composto da 3 semplici componenti:

  • Struttura rettangolare con due quadrati posti perpendicolarmente sui rispettivi lati corti della struttura;
  • Due foto quasi identiche poste sui quadrati del punto sopra;
  • Due specchi posti al centro del rettangolo ed a 45 gradi rispetto al suo lato lungo, formando un angolo di 90 gradi tra di loro.

Passando poi allo Stereoscopio di Brewster, che, come già detto, può essere definito il predecessore dei moderni occhiali 3D del cinema o addirittura dei visori di realtà virtuale come l'Oculus Rift, è anche questo composto da:
  • Struttura a forma di parallelepipedo trapezoidale;
  • Due lenti poste in modo da accomodare gli occhi;
  • Due postazioni per posizionare le immagini da osservare;

Nei prossimi articoli andremo ad analizzare come, questi ingredienti, abbiano fatto nascere un'invenzione che continua a reinventarsi dopo quasi 200 anni.


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Il manuale d'uso

  Prima di discutere il funzionamento dello stereoscopio, è necessario ricordare come funziona il processo di acquisizione di un’immagine nel cervello . Ognuno dei due occhi trasmette al cervello un’immagine, con un’ angolatura leggermente diversa dall’altro. Il cervello poi confronta la due immagini ed elabora la distanza tra il punto di osservazione e l’oggetto. Lo stereoscopio sfrutta questo meccanismo artificialmente . Vengono infatti utilizzate fotocamere a due obiettivi , che riprendono due distinte immagini di un soggetto alla stessa distanza degli occhi umani. La coppia di immagini può poi essere osservata attraverso l’utilizzo di uno stereoscopio, ottenendo una simulazione della tridimensionalità . Lo stereoscopio è infatti composto dalle due immagini , sposte lateralmente, a destra e a sinistra dell'osservatore, mentre due specchi a 45° le riflettono in direzione dell'osservatore, che, posto a una distanza adeguata dagli specchi, potrà osservare le due immagini...

In numeri

Quali sono i numeri dello stereoscopio? Fermandoci alle caratteristiche tecniche dello strumento, come trattato in questo articolo , potremmo dire che il nostro numero per eccellenza sia il 2 . Come abbiamo visto successivamente però, lo stereoscopio fu uno strumento di enorme fama a cavallo dell'Ottocento e Novecento. A questa fama infatti si sono legati numeri enormi , come i 300.000 stereoscopi prodotti dalla Underwood & Underwood annualmente e le loro 25.000 stereoscopie stampate al giorno. Personalmente ci assocerei il numero 8 che, messo per orizzontale, evidenzia le infinite possibilità su cui questo oggetto ci ha fatto affacciare.

Le parole nella storia

  Dal grafico si può vedere subito che l’utilizzo della parola “ mirror ”, ossia specchio in inglese, è molto più diffuso rispetto ai termini “ Wheatstone ”, cognome dell’inventore dello stereoscopio, e “ stereoscope ”, ossia lo stesso stereoscopio. Questo è facilmente spiegabile se si considera che gli ultimi due termini sono molto specifici e limitati nell’uso comune, mentre la parola mirror è riconducibile a moltissimi altri ambiti , sia scientifici che non. Se guardiamo solo le parole Wheatstone e stereoscope , notiamo che nell’anno 1858 c’è stato un picco di utilizzo di questi termini . In quell’anno infatti lo stereoscopio di Brewster , una versione più leggera e maneggevole dello stereoscopio di Wheastone, venne presentato all' Esposizione Universale di Londra , suscitando l'interesse della Regina Vittoria. Questo evento suscitò l’interesse del popolo nello stereoscopio , e questo spiega la popolarità di queste due parole nei libri in quell’anno . Fonte:  L...