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Magia in immagini

 


Numerose
sono state le versioni dello stereoscopio.

Ognuna di queste ha, chiaramente,portato innovazioni tecnologiche allo strumento.

Basti pensare alla prima versione, quella ideata e costruita da Charles Wheatstones, che consisteva semplicemente in una serie di specchi in grado di far percepire all'occhio umano due riflessi leggermente diversi di una stessa immagine.

Invenzione  fisicamente molto ingombrante, quella di Wheatstone, dovette aspettare il 1849 per raggiungere l'interesse generale.
In quest'anno il fisico scozzese David Brewster sviluppò la nuova versione dello stereoscopio, questa volta pìu compatto e finalmente con un sistema binoculare, che, all'esposizione universale di 9 anni dopo, trovò lo stupore della Regina Vittoria.

Nel corso degli anni seguiranno poi varie versioni, sempre basate su quest'ultima, che porteranno anche ai recenti occhiali 3D dei nostri cinema.


Fonte: Link.

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Il manuale d'uso

  Prima di discutere il funzionamento dello stereoscopio, è necessario ricordare come funziona il processo di acquisizione di un’immagine nel cervello . Ognuno dei due occhi trasmette al cervello un’immagine, con un’ angolatura leggermente diversa dall’altro. Il cervello poi confronta la due immagini ed elabora la distanza tra il punto di osservazione e l’oggetto. Lo stereoscopio sfrutta questo meccanismo artificialmente . Vengono infatti utilizzate fotocamere a due obiettivi , che riprendono due distinte immagini di un soggetto alla stessa distanza degli occhi umani. La coppia di immagini può poi essere osservata attraverso l’utilizzo di uno stereoscopio, ottenendo una simulazione della tridimensionalità . Lo stereoscopio è infatti composto dalle due immagini , sposte lateralmente, a destra e a sinistra dell'osservatore, mentre due specchi a 45° le riflettono in direzione dell'osservatore, che, posto a una distanza adeguata dagli specchi, potrà osservare le due immagini...

In numeri

Quali sono i numeri dello stereoscopio? Fermandoci alle caratteristiche tecniche dello strumento, come trattato in questo articolo , potremmo dire che il nostro numero per eccellenza sia il 2 . Come abbiamo visto successivamente però, lo stereoscopio fu uno strumento di enorme fama a cavallo dell'Ottocento e Novecento. A questa fama infatti si sono legati numeri enormi , come i 300.000 stereoscopi prodotti dalla Underwood & Underwood annualmente e le loro 25.000 stereoscopie stampate al giorno. Personalmente ci assocerei il numero 8 che, messo per orizzontale, evidenzia le infinite possibilità su cui questo oggetto ci ha fatto affacciare.

Le parole nella storia

  Dal grafico si può vedere subito che l’utilizzo della parola “ mirror ”, ossia specchio in inglese, è molto più diffuso rispetto ai termini “ Wheatstone ”, cognome dell’inventore dello stereoscopio, e “ stereoscope ”, ossia lo stesso stereoscopio. Questo è facilmente spiegabile se si considera che gli ultimi due termini sono molto specifici e limitati nell’uso comune, mentre la parola mirror è riconducibile a moltissimi altri ambiti , sia scientifici che non. Se guardiamo solo le parole Wheatstone e stereoscope , notiamo che nell’anno 1858 c’è stato un picco di utilizzo di questi termini . In quell’anno infatti lo stereoscopio di Brewster , una versione più leggera e maneggevole dello stereoscopio di Wheastone, venne presentato all' Esposizione Universale di Londra , suscitando l'interesse della Regina Vittoria. Questo evento suscitò l’interesse del popolo nello stereoscopio , e questo spiega la popolarità di queste due parole nei libri in quell’anno . Fonte:  L...