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I Libri

Possiamo facilmente ritrovare la fama del nostro stereoscopio riflessa nelle pubblicazioni di ogni periodo, anche molto recenti.

Qui di seguito ho deciso di riportarne alcune, permettendomi di mostrarvi per prima quella riguardante anche la mia città natale: Firenze.

Anton HAUTMANN, Firenze in stereoscopia, Ocatvo, 1999


Stanislao PECCI e Franco GENGOTTI, Stereofotografia.Manuale pratico per il cinema e la fotografia tridimensionale, 1920



Wim VAN KEULEN, 3DImagics. A stereoscopic Guide to the 3D Past and its Magic Images 1838-1900,3-D Books Productions, 1990 (EN)

Stephen PINKER, How the Mind Works, W. W. Norton & Company, 1999 (EN)



Donata Pesenti CAMPAGNONI, Quando il cinema non c'era. Storie di mirabili visioni, illusioni ottiche e fotografie animate, UTET Università, 2007

Susan BARRY, Vedere e rivedere,Biblioteca Le Scienze, 2010

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Il manuale d'uso

  Prima di discutere il funzionamento dello stereoscopio, è necessario ricordare come funziona il processo di acquisizione di un’immagine nel cervello . Ognuno dei due occhi trasmette al cervello un’immagine, con un’ angolatura leggermente diversa dall’altro. Il cervello poi confronta la due immagini ed elabora la distanza tra il punto di osservazione e l’oggetto. Lo stereoscopio sfrutta questo meccanismo artificialmente . Vengono infatti utilizzate fotocamere a due obiettivi , che riprendono due distinte immagini di un soggetto alla stessa distanza degli occhi umani. La coppia di immagini può poi essere osservata attraverso l’utilizzo di uno stereoscopio, ottenendo una simulazione della tridimensionalità . Lo stereoscopio è infatti composto dalle due immagini , sposte lateralmente, a destra e a sinistra dell'osservatore, mentre due specchi a 45° le riflettono in direzione dell'osservatore, che, posto a una distanza adeguata dagli specchi, potrà osservare le due immagini...

In numeri

Quali sono i numeri dello stereoscopio? Fermandoci alle caratteristiche tecniche dello strumento, come trattato in questo articolo , potremmo dire che il nostro numero per eccellenza sia il 2 . Come abbiamo visto successivamente però, lo stereoscopio fu uno strumento di enorme fama a cavallo dell'Ottocento e Novecento. A questa fama infatti si sono legati numeri enormi , come i 300.000 stereoscopi prodotti dalla Underwood & Underwood annualmente e le loro 25.000 stereoscopie stampate al giorno. Personalmente ci assocerei il numero 8 che, messo per orizzontale, evidenzia le infinite possibilità su cui questo oggetto ci ha fatto affacciare.

Le parole nella storia

  Dal grafico si può vedere subito che l’utilizzo della parola “ mirror ”, ossia specchio in inglese, è molto più diffuso rispetto ai termini “ Wheatstone ”, cognome dell’inventore dello stereoscopio, e “ stereoscope ”, ossia lo stesso stereoscopio. Questo è facilmente spiegabile se si considera che gli ultimi due termini sono molto specifici e limitati nell’uso comune, mentre la parola mirror è riconducibile a moltissimi altri ambiti , sia scientifici che non. Se guardiamo solo le parole Wheatstone e stereoscope , notiamo che nell’anno 1858 c’è stato un picco di utilizzo di questi termini . In quell’anno infatti lo stereoscopio di Brewster , una versione più leggera e maneggevole dello stereoscopio di Wheastone, venne presentato all' Esposizione Universale di Londra , suscitando l'interesse della Regina Vittoria. Questo evento suscitò l’interesse del popolo nello stereoscopio , e questo spiega la popolarità di queste due parole nei libri in quell’anno . Fonte:  L...