La possibilità di rappresentare uno spazio tridimensionale o comunque ingannare il nostro cervello con immagini difficilmente interepretabili ha sempre destato un grande interesse nell'uomo.
Solo nel Rinascimento con l'invenzione della prospettiva centrale, dipendente da precise leggi scientifico-matematiche, si riescono a sviluppare delle regole solide per delle rappresentazioni in profondità.
Esperimenti di questo tipo risalgono però anche ai Greci. I loro templi, con la lieve inclinazione delle colonne e della trabeazione verso l'interno, con il rigonfiamento della colonna a circa due terzi d'altezza per sottrarsi alla deformazione prospettica, cercavano di ingannare l'occhio umano per far sembrare la struttura più imponente e decisa.
Anche gli affreschi romani, di cui purtroppo ci rimangono ben poche rappresentazioni, cercarono di rappresentare la realtà come la vedevano, in prospettiva, camuffando simpaticamente gli errori prospettici con foglie di fico o ghirlande in primo piano.
L'interesse dell'uomo nel ricreare la realtà in prospettiva per sentirsene partecipe è un simbolo che continua a coinvolgerlo intrinsacamente anche ai giorni d'oggi.
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