Come ben sappiamo, l'ingegno dello stereoscopio sta proprio nella sua semplicità.
Non aggiunge nessun componente rivoluzionario alla società, nessuna nuova scoperta sensazionale.
Le uniche reazioni chimiche che utilizza sono quelle del nostro cervello, di come il nostro sistema nervoso interpreti gli stimoli visivi percepiti dai nostri occhi.
Se vogliamo proprio dirla tutta, se ne prende gioco di queste reazioni chimiche, ingannandole.
Non sottovalutiamo però i componenti fondamentali di questo strumento che lo rendono capace di "prendere in giro" un sistema complesso come il nostro cervello.
Il primo è il vetro, il sistema di specchi di cui abbiamo tanto parlato.
Come raccontato anche durante la mostra "Un sistema periodico da Amedeo Avogadro a Primo Levi", il vetro è sempre stato complice di un numero quasi inquantificabile di scoperte e innovazioni.
Il secondo è sicuramente la fotografia.
Lo sviluppo fotografico, alla base di ogni foto e fotogramma moderno, è un processo chimico che rende visibile l'immagine latente impressa sull'emulsione fotografica, producendo il negativo o la diapositiva.
Dopodichè i negativi vengono sviluppati in una camera oscura.
La camera oscura per sviluppo fotografico è una stanza, oscurata o illuminata da una luce inattinica rossa (per tutti i materiali ortocromatici, insensibili alla luce rossa) o giallo-verde (valida per alcuni tipi di materiali sensibili).
A causa dei materiali pancromatici (materiali sensibili a tutti i colori dello spettro) utilizzati, lo sviluppo delle pellicole o delle lastre deve essere fatto nel buio totale.
Una fase essenziale, che precede lo sviluppo, è quella dell'esposizione della carta fotografica, che viene effettuata generalmente tramite un ingranditore che proietta luce attinica (luce di cui viene impedito il passaggio dal vetro o da uno schermo che hanno la funzione di proteggere dall'azione chimica della luce sopraccitata) all'interno del quale viene posto normalmente il negativo fotografico di cui si vuole eseguire l'ingrandimento.
Le fasi dello sviluppo delle stampe fotografiche sono normalmente uguali a quelle dello sviluppo del negativo: sviluppo (tramite agenti di riduzione degli alogenuri di argento), arresto (tramite agenti chimici con pH acido), fissaggio (tramite agenti chimici che eliminano gli alogenuri d'argento non esposti durante il processo di esposizione).
Con le nuove foto digitali, tutto questo processo, come ben sappiamo, viene meno.
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