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I materiali

 I vari elementi che compongono il nostro Stereoscopio hanno chiaramente bisogno di precise caratteristiche per adempiere le loro funzioni.

Come spesso accade, le invenzioni si basano inizialmente sul MVP (Minimum Viable Product), ovvero sul prodotto più semplice ed economico possibile che riesca comunque a portare a termine il proprio obiettivo.

Lo Stereoscopio del 1838 era infatti formato da semplici componeneti strutturali in legno, resistente ed economico, e da due piccoli specchi, miglior materiale possibile per riflettere le immagini.

Le parti in legno verranno poi sostituite dal metallo, materiale ancora più solido e, se vogliamo elegante, data la fama che l'oggetto presto acquisì e l'incrementò nella domanda che ne seguì.

Credete che la Regina Vittoria quando ne volle uno personale si pose problemi di spese?

Nelle versioni più moderne, cambiando la struttura, divennero inutili gli specchi che vennero prontamente sostituiti da piccole lenti in vetro.

Infine, nei sui ultimi successori, vediamo come la parte tecnologica abbia preso il sopravvento e come tutte le sue componenti si siano adattate alle esigenze tech.



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Il manuale d'uso

  Prima di discutere il funzionamento dello stereoscopio, è necessario ricordare come funziona il processo di acquisizione di un’immagine nel cervello . Ognuno dei due occhi trasmette al cervello un’immagine, con un’ angolatura leggermente diversa dall’altro. Il cervello poi confronta la due immagini ed elabora la distanza tra il punto di osservazione e l’oggetto. Lo stereoscopio sfrutta questo meccanismo artificialmente . Vengono infatti utilizzate fotocamere a due obiettivi , che riprendono due distinte immagini di un soggetto alla stessa distanza degli occhi umani. La coppia di immagini può poi essere osservata attraverso l’utilizzo di uno stereoscopio, ottenendo una simulazione della tridimensionalità . Lo stereoscopio è infatti composto dalle due immagini , sposte lateralmente, a destra e a sinistra dell'osservatore, mentre due specchi a 45° le riflettono in direzione dell'osservatore, che, posto a una distanza adeguata dagli specchi, potrà osservare le due immagini...

In numeri

Quali sono i numeri dello stereoscopio? Fermandoci alle caratteristiche tecniche dello strumento, come trattato in questo articolo , potremmo dire che il nostro numero per eccellenza sia il 2 . Come abbiamo visto successivamente però, lo stereoscopio fu uno strumento di enorme fama a cavallo dell'Ottocento e Novecento. A questa fama infatti si sono legati numeri enormi , come i 300.000 stereoscopi prodotti dalla Underwood & Underwood annualmente e le loro 25.000 stereoscopie stampate al giorno. Personalmente ci assocerei il numero 8 che, messo per orizzontale, evidenzia le infinite possibilità su cui questo oggetto ci ha fatto affacciare.

Le parole nella storia

  Dal grafico si può vedere subito che l’utilizzo della parola “ mirror ”, ossia specchio in inglese, è molto più diffuso rispetto ai termini “ Wheatstone ”, cognome dell’inventore dello stereoscopio, e “ stereoscope ”, ossia lo stesso stereoscopio. Questo è facilmente spiegabile se si considera che gli ultimi due termini sono molto specifici e limitati nell’uso comune, mentre la parola mirror è riconducibile a moltissimi altri ambiti , sia scientifici che non. Se guardiamo solo le parole Wheatstone e stereoscope , notiamo che nell’anno 1858 c’è stato un picco di utilizzo di questi termini . In quell’anno infatti lo stereoscopio di Brewster , una versione più leggera e maneggevole dello stereoscopio di Wheastone, venne presentato all' Esposizione Universale di Londra , suscitando l'interesse della Regina Vittoria. Questo evento suscitò l’interesse del popolo nello stereoscopio , e questo spiega la popolarità di queste due parole nei libri in quell’anno . Fonte:  L...